domenica 29 settembre 2019

SOCIOLOGIA- IL PROCESSO DI ISTITUZIONALIZZAZIONE

Noi e gli altri 

Ci svegliamo la mattina e, nella maggior parte dei casi abbiamo subito a che fare con un gruppo di persone a noi ben note alle quali vogliamo bene, con le quali abbiamo un rapporto stabile e condivisa diamo una casa e il possesso di vari beni d’uso. Per recarci poi a scuola saliremo su un autobus. Noi non conosciamo l’autista eppure sappiamo che quel signore ci porterà alla nostra destinazione facendo tutti i giorni la stessa strada e fermandosi negli stessi posti. Giunti a scuola, incontriamo un gruppo di ragazzi della nostra età che conosciamo molto bene, e che sappiamo di poter incontrare a quest’ora è in questo luogo. Non tutti sono mostri amici, anzi, alcuni ci risultano decisamente antipatici, tuttavia siamo soliti passare metà della nostra giornata con loro. Questo non avverrebbe se lo Stato non avesse deciso che la formazione dei più giovani deve passare attraverso un’istituzione con caratteristiche ben definite, cioè la scuola, divisa per classi di venti o trenta persone. 
Il rapporto che ciascuno di noi ha con la società è mediato da una serie di organizzazioni, gruppi sociali, istituzioni a cui apparteniamo o con cui entriamo in contatto.



LE STRUTTURE DELLA SOCIETÀ 
Ogni persona occupa numerose posizioni nella società. Ciascuna di queste posizioni sociali, con i diritti e doveri che comporta, è uno status. Anche se una persona può avere numerosi status, ve ne sarà uno che la definisce in modo particolare. 
Alcuni status come il genere, l'origine etnica, il luogo di nascita e l'appartenenza familiare sono status che derivano dalla nascita, ossia status ascritti. Un ruolo è un insieme di comportamenti orientati secondo le aspettative proprie di un certo status. Ad ogni status corrispondono diversi ruoli. Una persona che ha lo status di insegnante si comporta in un modo con gli allievi, in un altro con gli altri insegnanti e in un altro modo ancora con il preside. Tutti i ruoli associati a un determinato status costituiscono un complesso di ruoli. 
- È un azione sociale quel comportamento individuale che è a sua volta una reazione a ciò che riteniamo sia l’agore sociale prevalente,anche quando si tratta soltanto di una nostra fantasia. 
Per azione sociale si intende il singolo comportamento di un uomo, sia di azione sia sia omissione, nella misura in cui esso, nelle intenzioni o negli effetti attesi, si riferisce all’azione di altri uomini.



L’intera società è fatta di interazioni tra individui, gruppi, organizzazioni. Ogni mattina incontriamo gente diversa per strada, eppure ci facciamo influenzare dal loro atteggiamento. (Nella scelta della traiettoria del marciapiede). 
 Quando però l’interazione si ripete o si prolunga nel tempo, essa comincia allora a produrre un certo contenuto stabile e tra gli individui coinvolti si forma una specie di legame, una relazione tale per cui il comportamento dell’uno tiene fin dal principio conto del comportamento atteso dall’altro, struttura dosi di conseguenza. 
Può capitare che io uscendo di casa incontri sempre un signore. Finché mi limito a constatare che egli ha evidentemente i miei stessi orari, il mio incontro con lui ha tutti i caratteri di una semplice interazione, il suo comportamento influisce sul mio è forse anche viceversa. 
Il nostro modo di comportarci non è più libero e casuale, ma sottostà a delle attese: mi arrendo che l’altro mi saluti, se non lo facesse penserei che c’è qualcosa che non va. 
Max Weber afferma che noi definiamo il rapporto tra due o più individui che orientano reciprocamente le loro  azioni”relazione sociale”. 




Vi sono relazioni stabili e profonde( amicizia, un legame parentale...)  e relazioni momentanee e superficiali(quella che si instaura con il signore con cui scambiamo un cenno di saluto per strada). Inoltre vi sono relazioni cooperative e relazioni conflittuali(quando i diversi obbiettivi dei partecipanti sono compatibili e quando no).








domenica 22 settembre 2019

SVILUPPO E PSIOANALISI: LA VISIONE ANTROPOLOGICA DI FREUD

Risultati immagini per PSICOANALISI FREUDSigmund Freud è una delle figure più importanti in assoluto legate alla psichiatria mondiale. Le sue teorie sono tra le più studiate in tutto il mondo in ambito psichiatrico e psicologico. Delle sue vicende personali si sa che è di origine ebrea, che è nato nel corso dell'anno 1856 e che visse in Moravia, nell'attuale Repubblica Ceca. In merito alla sua formazione, egli si laureò presso la facoltà di Medicina, diventando docente della materia di neuropsicologia.
Freud lavorò con i più grandi neuropsichiatri della sua epoca, come per esempio Breuer. Egli fu anche "l'inventore" della celebre psicoanalisi, scienza che si basa sulla partecipazione attiva del paziente oggetto della psiconalisi. Tra i principi fondamentali della psicoanalisi si ricordano per esempio la celebre interpretazione dei sogni, i quali sono il prodotto dell'inconscio umano nell'atto del sonno, i ricordi infantili che conducono le persone a indagare profondamente sul loro stato d'animo, ecc. Inoltre per definire la personalità umana Freud aveva individuato tre importanti elementi che hanno queste denominazioni: Io, Es e Super-io.

L'INTERPRETAZIONE DEI SOGNI 

Condizioni per l'analisi: il paziente deve aumentare l'attenzione per le proprie percezioni psichiche ed eliminare la critica che generalmente vaglia i pensieri che gli vengono. Il sogno  è la soddisfazione di un desiderio: i sogni si possono comprendere solo considerandoli come appagamento dei desideri.Ciò è talvolta manifesto, nel caso di sogni brevi e semplici di bambini, che non sollevano problemi da risolvere, ma che risultano essere essenziali per lo studio dei sogni ben più complicati degli adulti.
Sembra tuttavia contraddittorio che sogni spiacevoli o angosciosi possano essere interpretati come soddisfazioni di desideri. Per sciogliere questo nodo basta però considerare il fatto che la teoria di Freud non si basa sulla valutazione del contenuto manifesto nel sogno, ma si riferisce ai pensieri che si rivelano attraverso il lavoro di interpretazione, come celati dietro al sogno.

LA TEORIA SESSUALE E LO STUDIO DELLE NEVROSI
Freud ha attribuito alla sessualità un ruolo centrale nella vita psichica dell’uomo, estedendola alla sessualità infantile, ampliando, quindi, il significato stesso di sessualità al di là della genitalità e della sola fase puberale e adulta della vita dell’uomo. Egli distingue tre successivi fasi di svolgimento della sessualità: orale, anale e genitale.
Egli afferma anche la presenza di due pulsioni contrapposte, sessuali e distruttive, di amore e morte, Eros e Thanatos.
Le nevrosi sono il risultato del conflitto tra l’lo e la sessualità. Tutta la nostra attività psichica è regolata dal principio del piacere. Rinunciare alla soddisfazione immediata può risultare inevitabile, per il principio di realtà. Le pulsioni sessuali che risultano inaccettabili per l’lo vengono allontanate dalla coscienza con la rimozione.
Freud ha, inoltre, distinto l’Es (l’inconscio vero e proprio) dal Super-Ego (relativamente indi pendente dall’lo ed a cui appartengono l’osservazione, la coscienza morale e la funzione dill’ideale) e l’Ego, che stabilisce il rapporto col mondo esterno, ma è luogo del conflitto fra Es e Super-ego.
Freud ha utilizzato il suo modello interpretativo della nevrosi per la comprensione civiltà odierna. Tale civiltà è una delle fonti della sofferenza umana, poiché sostituisce il potere della comunità a quello del singolo. La libertà del singolo subisce restrizioni ad opera dell’incivilimento.
La spinta a rinunciare alle pulsioni opera innanzitutto nell’amore: “L’amore si oppone agli interessi della civiltà, la civiltà minaccia l’amore con gravi restrizioni”: e ciò provoca restrizioni della vita sessuale e antagonismo tra civiltà e sessualità.
L’etica appare come lo sforzo della civiltà per controllare le pulsioni aggressive degli uomini con i sensi di colpa. Il Super-io condanna i desideri proibiti e vuole la punizione del peccatore.
Anche nella religione Freud vede all’opera i meccanismi della civiltà. Considerando l‘opera del Super-io dal punto di vista della cura delle nevrosi, Freud critica l’eccessivo peso dato a imperativi e divieti e la scarsa attenzione per la felicità dell’uomo.
Infine, la civiltà alimenta la tendenza a riconoscersi in un capo, in un leader, generando un legame “libidico” che unisce, nello stesso tempo, l’individuo al capo e ad altri individui che si orientano nella stessa direzione.
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L'EDUCAZIONE NELL'EUROPA CATTOLICA TRA SEICENTO E SETTECENTO (pedagogia)

Il Concilio di Trento è la risposta della Chiesa cattolica alla riforma protestante di Lutero.
Con il termine contro-riforma si intende l’insieme delle scelte compiute dalla chiesa contro la riforma protestante.
Viene convocato nel 1542 da Papa Paolo III a Trento,perché era una città indipendente da Roma ma appartenente all’Impero tedesco,per far capire che si vuole trovare un compromesso con i protestanti.
I vescovi protestanti però non partecipano al concilio di Trento perché non riconoscono l’autorità del Papa;così il concilio diventa un’occasione per riorganizzare la chiesa cattolica.
Nel 1548 il concilio di Trento viene trasferito a Bologna a causa della peste,e viene sospeso a febbraio.
Tra il 1551 e il 1552 viene spostato nuovamente a Trento,ma poi viene sospeso fino al 1562 a causa delle guerre politiche in Europa,al quale il Papa vuole partecipare.
Riprende nel 1562 fino al 1563 a Trento.
Nel concilio di Trento vengono prese decisioni dottrinarie e organizzative.
Dottrinarie: Viene ribadito il valore dei sette sacramenti e l’inesistenza del sacerdozio universale,perché per diventare preti bisogna essere consacrati con l’”ordine”.La Chiesa viene dichiarata come unica e insostituibile forza che interpreta la sacra scrittura,che è la Bibbia di S. Gerolamo. Viene inoltre riaffermato che la salvezza si ottiene solo tramite la fede e le azioni buone.
Organizzative: nel concilio di Trento viene ribadito l’obbligo del celibato ecclesiastico,l’obbligo per tutti gli ecclesiastici di risiedere nella zona ad essi affidata e l’obbligo di visite pastorali regolari. La Chiesa rinuncia al cumulo dei benefici perché la dignità di un sacerdote non dipende dalla sua ricchezza e viene imposto il latino come lingua universale.
-Istituzione del catechismo: i preti hanno l’obbligo di insegnare ai fedeli.
-Istituzione del santo uffizio: è una congregazione di 9 cardinali che ha il compito di vigilare sul tribunale dell’inquisizione.
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I GESUITI
Quest’ordine viene fondato da Ignazio di Loyola.
Lo scopo dei gesuiti è di dedicarsi alla salvezza della propria anima e di aiutare le anime altrui.
Per diventare gesuiti si devono fare 4 voti: povertà,castità,obbedienza e il voto al Santo Padre (giurare di partire senza esitazione ovunque il Papa lo mandi,sia tra i fedeli che tra gli infedeli);inoltre deve distribuire tutti i suoi beni temporali in modo adeguato.
Un gesuita deve accettare che qualunque persona possa andare dal superiore per denunciare i suoi errori.
Prima di diventare un gesuita,bisogna superare 6 prove:
1)fare esercizi spirituali per un mese,meditando sulla vita passata,sui peccati,pregando e confessandosi
2)vivere e servire in un ospizio per un mese
3)vivere senza soldi per un mese,sopravvivendo con l’elemosina
4)compiere i lavori più umili senza lamentarsi (una volta entrato nell’ordine)
5)insegnare la dottrina cristiana,sia pubblicamente che privatamente
6)andare a predicare e a confessare il prossimo
In generale devono leggere i libri più affidabili di ogni materia,e solo libri che si attengano alla dottrina cristiana.
Esiste una rigida gerarchia,che vede al capo il Papa,poi i superiori e infine i gesuiti più umili.
Queste regole rigide servono a mostrare la durezza del messaggio evangelico e per fare in modo che entrassero nell’ordine solo coloro che volevano realmente diventare gesuiti.
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LA RATIO STUDIORUM
- è il documento che formalmente stabilì delle regole relativamente alla formazione dei gesuiti nel 1599. Il suo titolo completo è Ratio atque Institutio Studiorum Societatis Iesu.
La Ratio studiorum è molto dettagliata nello spiegare come debbano essere organizzate le giornate degli studenti e come si debbano tenere le singole lezioni. Il regolamento scolastico indica anche le vacanze da osservare: poche in estate, ma frequenti durante l'anno in occasione delle festività religiose (una settimana a Natale, gli ultimi giorni di Carnevale, due settimane per Pascqua, tre giorni per la Pentecoste, Corpus Domini,Comemorazione dei defunti). Così come specifica che i voti agli alunni possono essere sintetizzati in una scala numerica da 1 a 6. Gli studenti devono parlare fra di loro in latino, eccetto che durante la ricreazione e le vacanze
Uno dei principi più caratteristici della didattica gesuitica è quello della ripetizione, come metodo per assimilare la materia di studio. La ripetizione è prevista a vari livelli: nel pomeriggio gli studenti devono ripetere quanto appreso al mattino; nel secondo semestre si ripete quanto imparato nel primo; all'inizio di ogni anno scolastico si ricapitola quanto studiato in quello precedente.
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L'altro principio didattico tipico della Ratio è quello della competizione. Per i corsi superiori di teologia e filosofia sono previsti diversi livelli di disputaiones: settimanali, mensili, parziali e di fine anno, in cui gli studenti migliori sostengono tesi opposte davanti a un pubblico, che nelle disputationes di fine anno comprende anche personalità estranee al collegio.Nelle classi del corso inferiore erano previsti premi di composizione in prosa e in poesia, sia in latino che in greco.
Essendo importante imparare a parlare in pubblico, sono previste declamazioni di orazioni di autori classici, così come rappresentazioni teatrali (purché in latino, di argomento sacro e senza personaggi femminili).

PSICOLOGIA

In  psicologia sociale , la parola inglese influence viene tradotta in influenza e non influsso perché quest’ultima evoca un carattere arcan...